Ciao a tutti i lettori, io sono ErCapoAlex, anche conosciuto come Colle Alex nella vita reale. Per me è un onore mostrarvi la mia primissima recensione, scritta su un blog dedito alle recensioni del mondo dei nipponici, videogiocatori e visionatori di anime…

Ecco a voi cosa ne penso in merito a un gioco che ultimamente mi sta prendendo parecchio, ovvero Tom Clancy’s Rainbow Six: Siege. Buona Lettura!

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Esplosioni, contenitori di biorischio da proteggere, bombe da detonare, ostaggi da salvare (per la maggior parte delle volte rimangono legati a vita).

in pillole questo è Rainbow Six: Siege, videogioco sparatutto sviluppato dalla Ubisoft Montreal e rilasciato il 10 Dicembre 2015. Giunto alla operazione Chimera (in ogni operazione vengono creati nuovi operatori sbloccabili, ovvero le varie classi del gioco, oltre a quelli della rosa principale) presenta schemi tattici abbastanza sviluppati, storie dei vari operatori elaborate e coerenti sul piano storico, quasi realistiche.

Tensione al fulmicotone.

La tensione in-game online è palpabile, tra chi difende e chi attacca ogni secondo è prezioso, gli imprevisti sono sempre vicini, l’ultimo secondo per i difensori può trasformarsi in una contesa interminabile, una battaglia all’ultima goccia di sangue persa. Gli errori, anche se minimi, non sono accettabili; basta piazzare in una parete errata la carica di irruzione e dell’ostaggio ne rimane solo il corpo.

La giocabilità online è affidabile, anche se spesso giungono giocatori con un ping preistorico che si fanno attendere un paio di minuti per la conferma degli operatori.

Che ne penso del comparto grafico e del netcode.

Il comparto grafico può essere migliorabile, comprende spesso e volentieri bug ed errori che vengono però risolti quasi rapidamente, tra cui il rischio di finire fuori dalla mappa, o il clipping, quando ad esempio una persona piazza una barricata, ed essa rimane incollata al personaggio, al posto dell’arma.

Il netcode è snello e pulito, rispetto a molti altri videogiochi Rainbow Six: Siege si carica in maniera quasi istantanea; a volte, durante gli shooting in multiplayer però si ha la malaugurata occasione di venire colpiti in modalità strane, con pallottole che oltrepassano pareti che non dovrebbero essere oltrepassate, o con alcuni ritardi di connessione assurdi; tuttavia il gunplay è soddisfacente.

Manca un Single Player, che sia degno di definirsi tale.

Purtroppo un single player vero e proprio manca. C’è un PvE chiamato caccia ai terroristi, dove basta morire un paio di volte e si conosce precisamente dove sono i terroristi stessi; non c’è un ricalcolo dei nemici elaborati dalla CPU, sono pre-posizionati, non potendo dare una esperienza tattica a 360 gradi.

A confronto di quello che è stato mostrato in anteprima al Gamescom nel dicembre del 2015, inizialmente il gioco presentava una grafica impressionante, con dettagli nitidi e texture pulite, ora non fa neanche impressionare i gamer più incalliti di prato fiorito, con una grafica scialba e texture quasi sempre con bug che fanno venire il reflusso.

Una analogia col passato.

A dover fare un confronto con gli episodi precedenti della serie di Tom Clancy’s, l’ultima uscita della Montreal è tutt’altra cosa, si distacca decisamente in tutto e per tutto dagli altri titoli leggermente più antiquati, sia in modalità tattica, dove ora basta camperare per vincere, sia nella fortemente attesa modalità storica, tanto sperata quanto desiderata, mentre ad esempio, su Rainbow Six: Vegas, la tatticità è l’elemento fondamentale per una vittoria assicurata e le modalità di gioco e di preparazione sono diversissime.

E se non ne potete fare a meno dei videogiochi, ecco una recensione su Valentine’s Cafe.

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