Death Knot è un film horror indonesiano che sarà presentato in anteprima mondiale al Far East Film Festival 23. Diretto e interpretato da Cornelio Summer, il film si attesta a un livello davvero notevole e contribuisce a rendere grande il debutto dell’attore e regista sulla grande scena. Ecco a voi cosa ne pensiamo di Death Knot (letteralmente nodo scorsoio/cappio).

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Recensione no-spoiler

L’horror è il genere che va per la maggiore nell’Asia meridionale, omologandosi a questo filone, Death Knot si prende anche il suo spazio con delle caratteristiche uniche. Gli eventi raccontati infatti non saranno troppo evidenti, così come i motivi dietro le numerose morti del film.

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scena di apertura, suicidio della madre megera

La madre di Hari e di Eka si suicida in un villaggio sperduto dell’Indonesia e i due figli vi si dirigono per celebrare il funerale, ma vengono accolti in un luogo tetro in cui tutti diffidano di loro. Attraverso il film si capirà con più chiarezza le ragioni metafisiche che spingono gli abitanti a comportarsi così, con dei tempi di rivelazione ben calcolati. Il sovrannaturale maligno però è meno spaventoso dell’atmosfera stessa dei luoghi che viviamo attraverso la pellicola.

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Hari e Adi (ragazzo della sorella) nel bosco

Nei 103 minuti di durata del film, lo spettatore è dolcemente accompagnato in questo mondo lugubre, infatti l’immedesimazione è rapida proprio grazie alla realizzazione delle atmosfere, complice una fotografia eccezionale. La totale assenza di gore rende il film un horror ancora più peculiare.

Questa pellicola non è stata realizzata in maniera impegnativa, gli effetti speciali sono davvero minimi e l’azione è ristretta. La qualità delle riprese però è fenomenale , con prospettive sempre giuste ad enfatizzare la tensione. Gli attori sono stati parecchio bravi, il tema centrale di dolore e mistero è reso alla perfezione dagli atteggiamenti di tutti i personaggi, anche le comparse. I dialoghi però sono pochi e distraggono generalmente dalla cupezza ambientale, eccezion fatta per pochi scambi di informazioni essenziali. Il sonoro è gestito molto bene per tutto il film enfatizzando ogni istante, ma sul finale si perde un po’ via.

Considerazioni full-spoiler

Avendo già introdotto l’immersione, non perderò altro tempo a spiegarvi quanto questo sia un enorme punto di forza della produzione. Una volta che ne avrete preso visione, converrete con me che avete vissuto molto intensamente ogni situazione. Se aggiungiamo alla lista, il fatto che i suicidi per maledizione accadono realmente in Indonesia, la storia è ancora più macabra.

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Hari nella sequenza finale

immaginare e vedere questi luoghi ricchi di superstizione e misticismo è sempre molto affascinante per quanto sia anche terrificante. In quanto spettatore, non ho condiviso i dubbi razionali di Hari, è evidente che il film prenda sul serio l’aspetto mistico, almeno nella narrazione. La follia è resa in modo semplicistico ma letale, come possessione e non stato mentale. I movimenti di ogni indemoniato sono stati splendidamente inquietanti.

Parlando invece di ritmo della pellicola, ho notato un forte climax ascendente, aumentando il pathos, le informazioni sul dio malvagio e i suicidi. Interessante anche il fatto che il numero di assassinii sia notevolmente esiguo rispetto ai suicidi per follia. L’adorazione pretesa dal Dio che scatena ogni male, è altresì attraente come filosofia, mostrando queste forti istituzioni antiche riuscire a piegare ancora tante ginocchia ai loro altari sanguinanti di “vani” sacrifici.

in definitiva, Death Knot merita d’essere visto più di una volta e ringrazio di cuore il FEFF per averci dato l’opportunità di scoprirlo.

Il trailer ufficiale di Death Knot.

Continua a leggere la recensione di Please Don’t Save Me.

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