Microsoft cala il jolly, confermando i rumor emersi nel primo pomeriggio di ieri: la casa di Redmond ha acquisito Activision Blizzard e tutte le sussidiarie dell’azienda americana per un valore di 95 dollari per azione per un totale stimato di 68.7 miliardi di dollari. L’acquisizione di Activision Blizzard verrà completata nel 2023 se gli organi preposti daranno il loro consenso, come accaduto nel caso di Zenimax e Bethesda. Una acquisizione gigantesca che permetterebbe a Microsoft di assumere il controllo di brand come Call of Duty, Crash Bandicoot e delle proprietà intellettuali di Blizzard come Diablo, Starcraft, Overwatch e Warcraft, senza dimenticare i franchise di King come Candy Crush.
Studi come Beenox, Demonware, Digital Legends, High Moon Studios, Infinity Ward, King, Radical Entertainment, Raven Software, Sledgehammer Games, Toys for Bob e Treyarch diventano di proprietà di Microsoft insieme alle attività eSport della Major League Gaming, inoltre Phil Spencer conferma che la compagnia pubblicherà su Xbox Game Pass tutti i giochi Activision-Blizzard possibili, affermazione che vale sia per quanto riguarda i nuovi titoli che i giochi classici del catalogo del publisher. Certamente si tratta di una bomba destinata a scuotere il mercato dei videogiochi, tutte le IP ed i franchise di Activision-Blizzard passeranno dunque in mano a Microsoft che potrà gestirne il futuro in totale libertà. Dopo l’acquisizione di Bethesda e Zenimax da parte di Microsoft, Xbox aggiunge al proprio catalogo le IP di uno dei più grandi e importanti publisher del mondo, confermando che nonostante la crisi del microchip e la pandemia, il mondo dei videogiochi in questi ultimi tempi si sta muovendo ed evolvendo a velocità assurde. Nel concreto Microsoft mette le mani su franchise illustri del mondo dei videogiochi come Doom, capostipite insieme a Quake e Unreal della storia degli fps. Acquisisce la saga di Warcraft che con il suo World of Warcraft,nei primi anni del nuovo millennio, fece da apripista al mondo MMORPG. Pietre miliari come Diablo e Call of Duty, ma anche forte schiaffo alla concorrenza, in questo caso Sony, con l’acquisizione di un brand come Spyro, ma soprattutto Crash Bandicoot, cioè quella che doveva essere la mascotte di PlayStation (anche se a dire il vero non lo è mai stata per davvero) e che lascia forti dubbi su un possibile nuovo capitolo per il monolite bianco marchiato Sony.

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Contestualmente all’annuncio dell’acquisizione di Activision Blizzard, notizia che ha scatenato un terremoto in tutta l’industria, è nata Microsoft Gaming, una nuova divisione del gigante di Redmond che verrà guidata da Phil Spencer in qualità di CEO. L’ormai ex capo di Xbox sarà quindi chiamato a guidare un team ancora più grande che gestirà il gaming sulle console Xbox, PC Windows, dispositivi mobili e cloud, una diretta evoluzione delle politiche di apertura multipiattaforma che il nuovo CEO sta portando avanti con successo da molto tempo. Si tratta di una grossa promozione per Phil Spencer, maturata in sette anni di duro lavoro. Quando, nel 2014, è stato nominato capo della divisione Xbox, Spencer doveva fare rapporto a Terry Myerson, l’ex capo di Windows. Nel giro di tre anni si è guadagnato un posto nel Senior Leadership Team di Microsoft, ottenendo il privilegio di fare rapporto direttamente al CEO di Microsoft Satya Nadella in qualità di Corporate Vice President of Gaming. Dopo questa seconda succosa notizia, non c’è molto da aggiungere, se non che Microsoft ora fa davvero sul serio e che la concorrenza dovrà urgentemente correre ai ripari per attitudine un duro colpo come questo. In primis ci sta pensando Sony con il suo nuovo progetto stile Game Pass e Nintendo che naviga per le proprie acque grazie allo zoccolo duro dei fan, in attesa del nuovo step con una console al passo coi tempi.


IN APPENDICE: Il pensiero del Ronin

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L’acquisizione di Activision-Blizzard da parte di Microsoft è un evento epocale, nell’industria del videogioco. Un evento così grande, dirompente, che forse ci mancano anche gli strumenti per leggerne e comprenderne tutte le conseguenze sulla lunga distanza. È un momento della storia di questo mercato che ci ricorderemo per sempre. Sono anche felice che un’azienda come Microsoft abbia deciso di puntare su questo settore in una maniera che non credevo francamente possibile, dopo il grosso scivolone della prima Xbox One. Sia chiaro però: Visti i movimenti e le scelte di marketing, che Phil e la dirigenza credessero nel videogioco, e fossero pronti ad investirci senza freni, si era capito quindi da un bel po’. Ma un’acquisizione di questo tipo manda un altro messaggio: è figlia della convinzione che il videogame sarà davvero il media prioritario e predominante di questo secolo, che l’industria aumenterà non solo il suo valore economico, ma anche quello culturale. Le nuove generazioni sceglieranno questo medium e i suoi linguaggi come forma principale di divertimento, apprendimento, affabulazione. Non sono così sciocco da credere che l’interesse principale non sia quello commerciale. Ma per fare un passo del genere sono convinto che serva qualcosa in più, una precisa visione del ruolo che il videogioco avrà da qui a vent’anni. È un’idea che va oltre le generazioni di hardware (concetto che Microsoft non vede l’ora di abbandonare definitivamente), e per questo mi fanno sorridere le considerazioni di chi riporta tutto ad uno scontro fra aziende nel presente di questa gen appena iniziata. Anche perché, diciamocelo: da adesso paragonare le ambizioni di Sony, Nintendo e Microsoft sarà un po’ più difficile. Quello che già prima si definiva Colosso di Redmond è diventato un Titano, con strategie che si muovono in una direzione parzialmente diversa rispetto alla… “concorrenza”. Ovviamente questo nulla toglie alle prospettive di sopravvivenza delle altre aziende: ci sarà sempre spazio, a mio modo di vedere, per i bei giochi e le esperienze significative, Nintendo (con la sua politica che in certe stagioni è sembrata quasi anti-commerciale) ne è la prova vivente. Capisco invece chi ha paura, al di là del monopolio che si potrebbe creare adesso, di un mercato dominato da grandi conglomerati. Penso che sì: questa mossa potrebbe in qualche modo spingere ad altre acquisizioni o altre fusioni (anche se non immagino nulla di questa portata, e non parlo necessariamente di hardware manufacturer, ma anche di publisher come Take 2 e EA che si espandono ulteriormente). Quello videoludico non è l’unico settore in cui succede, basta guardare come si stanno evolvendo le produzioni di Film e Serie TV. D’altro canto in ogni settore ci sono delle sacche di resistenza e degli anticorpi per dare spazio anche a ciò che è alternativo e diverso. Preoccuparsi oggi mi sembra un po’ prematuro, vediamo come si evolveranno le cose.In tutto questo, il valore del GamePass diventa potenzialmente incommensurabile. Ed è incalcolabile la velocità con cui gli abbonati al servizio – attualmente 25 milioni – potrebbero aumentare. Credo che adesso Microsoft sarà anche più serena quando arriverà il momento di aumentare il prezzo dell’abbonamento (perché arriverà, non subito ma arriverà). L’aumento che ipotizzo non è necessariamente dovuto, per come la vedo, all’acquisizione, ma diciamo che questa mossa permetterà a Microsoft di avere un po’ più le spalle coperte e di non preoccuparsi troppo della reazione del pubblico. Fra l’altro il GamePass rimarrà in ogni caso quello che è già oggi: un servizio clamoroso, sempre più imprescindibile per una mole enorme di giocatori, e se vogliamo dirla tutta anche un fortissimo incentivo alla scoperta di nuovi giochi. Nonché, allo stato attuale dei fatti, uno strumento di democratizzazione economica, perché non tutti possono permettersi i costi di accesso “classici” che questo medium richiede.Le cose da dire sono così tante che è molto difficile chiudere questo articolo. Lo faccio chiudendo con una nota un po’ amara. Sappiamo tutti delle polemiche passate, in seno a Activision/Blizzard e tutto quello che ha scatenato. Mi dispiace quindi, che tutta l’operazione di acquisizione la faccia passare liscia a chi, in Activision e in Blizzard, avrebbe già dovuto scontare le conseguenze di una gestione francamente riprovevole, e finirà per allontanarsi fra troppo tempo e con una buona uscita più che sontuosa. Questa, purtroppo, è una sconfitta. La speranza è che chi gestirà le cose più avanti possa garantire, all’azienda e ai dipendenti, un futuro migliore e più rispettoso.

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